Il Black Friday è ormai diventato uno degli appuntamenti commerciali più attesi dell’anno. Nato negli Stati Uniti e diffusosi poi nel resto del mondo, rappresenta l’inizio simbolico della stagione degli acquisti natalizi, una giornata (che spesso si prolunga in settimane di promozioni) in cui retailer fisici e online propongono sconti aggressivi con l’obiettivo di aumentare le vendite.
Ciò che per molti consumatori è percepito come una grande occasione per risparmiare, per il pianeta si trasforma in un vero e proprio disastro ambientale.
A fronte di un’impennata del consumo, questa ricorrenza porta con sé una serie di conseguenze che vanno dalla sovrapproduzione ai trasporti intensivi, dagli imballaggi in eccesso all’aumento dei rifiuti elettronici, fino al problema dei resi. Dietro l’apparente promessa di convenienza si nasconde infatti un modello che mette sotto pressione ecosistemi, risorse naturali e intere filiere produttive. Scopri il lato oscuro del Black Friday, continua a leggere.
Perché il Black Friday rappresenta una crisi per l’ambiente
Il Black Friday non è solo una giornata di shopping massiccio: è un acceleratore delle contraddizioni del sistema di consumo moderno.
L’improvviso picco di domanda porta infatti a un sovraccarico di produzione, logistica e smaltimento, aggravando criticità già esistenti. Per capire davvero il peso di questo evento, è necessario analizzare l’intero ciclo di vita dei prodotti coinvolti.
La corsa a creare nuovi articoli e lo sfruttamento delle risorse
Contrariamente a ciò che si potrebbe immaginare, il Black Friday non si limita a svuotare i magazzini. Sempre più aziende producono articoli specifici o collezioni dedicate alle promozioni, con l’obiettivo di ampliare l’offerta e aumentare i volumi di vendita. Questa strategia moltiplica l’impatto ambientale in diversi modi:
Sovrapproduzione e consumo di risorse
Per rispondere ai picchi di richiesta, molte fabbriche nei paesi in via di sviluppo intensificano la produzione sfruttando acqua, suolo, energia e materie prime, già scarse.
Settori come moda, elettronica e articoli per la casa generano così un ennesimo ciclo di estrazione e lavorazione di materiali che richiedono tempi naturali molto più lenti di quelli del mercato.
Manodopera sottopagata e condizioni di lavoro precarie
Il prezzo basso che arriva sugli scaffali è spesso la conseguenza di un costo umano nascosto: salari insufficienti, turni pesanti e scarse tutele per i lavoratori delle fabbriche che realizzano i prodotti destinati allo shopping compulsivo.
Emissioni industriali
Gli impianti produttivi che operano senza standard ambientali adeguati emettono quantità ingenti di CO₂ e altre sostanze inquinanti. In vista del Black Friday, molti stabilimenti aumentano il ritmo di lavoro, intensificando i consumi energetici e le emissioni di carbonio.
La combinazione di questi fattori fa sì che la produzione legata al Black Friday diventi una delle principali fonti di pressione sugli ecosistemi globali.
Logistica: il peso del trasporto rapido sulle emissioni di CO₂
Il boom degli acquisti online ha reso la logistica uno dei settori più impattanti del periodo del Black Friday. Quando milioni di persone acquistano nello stesso momento, le infrastrutture di consegna devono operare al massimo della capacità.
Traffico dei corrieri e mezzi a diesel
La maggioranza delle consegne urbane avviene tramite furgoni diesel, ancora oggi la soluzione più utilizzata nonostante i programmi di elettrificazione.
Durante il Black Friday, il traffico cittadino aumenta sensibilmente, generando più congestione, più inquinamento atmosferico e più emissioni di gas serra.
Incremento del trasporto aereo
La richiesta di consegne rapide spinge molti retailer a utilizzare il trasporto aereo: il metodo più veloce, ma anche quello con l’impatto climatico più alto.
Un singolo volo cargo può emettere tonnellate di CO₂ in poche ore, contribuendo pesantemente al riscaldamento globale.
La cultura del “ricevi domani”
La pressione dei consumatori per spedizioni sempre più rapide genera un modello insostenibile, che privilegia la velocità rispetto alla sostenibilità. Le spedizioni ultra-rapide impediscono di ottimizzare i carichi, aumentando la frequenza dei viaggi e moltiplicando le emissioni.
Imballaggi: montagne di rifiuti generate dal packaging in eccesso
Ogni ordine effettuato durante il Black Friday si traduce in scatole, buste, cartoni, polistirolo, plastica e materiali protettivi.
Spesso l’imballaggio è sproporzionato rispetto all’effettiva dimensione del prodotto, generando un volume di rifiuti impressionante.
Imballaggi sovrastimati
Per esigenze logistiche e standardizzazione dei formati, molti articoli vengono confezionati in scatole più grandi del necessario. Questo comporta:
- maggior consumo di materiale
- più spazio richiesto nei mezzi di trasporto
- aumento delle emissioni legate al trasporto stesso
Rifiuti che finiscono in discarica
Sebbene alcuni materiali siano riciclabili, la realtà è che una parte significativa dell’imballaggio non viene riciclata correttamente o non è affatto riciclabile.
Le discariche si riempiono così di tonnellate di packaging accumulato in pochi giorni.
Resi: l’impronta nascosta degli acquisti impulsivi
Una delle conseguenze meno note del Black Friday è il boom dei resi. Gli sconti generano acquisti impulsivi, spesso poco ponderati, che si trasformano in restituzioni di massa nei giorni successivi.
Doppia impronta di carbonio
Un prodotto acquistato online e poi restituito comporta due viaggi:
- spedizione verso il cliente
- spedizione di ritorno al magazzino
Il risultato è un raddoppio delle emissioni legate al trasporto.
La distruzione dei prodotti resi
Molti articoli restituiti non vengono rimessi in vendita, per motivi logistici o economici. Per alcune aziende, infatti, risulta più conveniente distruggere la merce piuttosto che reinserirla nel ciclo di vendita. Ciò comporta:
- spreco di risorse
- aumento dei rifiuti
- nuove emissioni derivanti dalla produzione di articoli sostitutivi
Il sistema dei resi è quindi uno dei principali elementi che rendono il Black Friday ambientalmente insostenibile.
Rifiuti e obsolescenza: prodotti progettati per durare poco
Il Black Friday è anche il motore dell’obsolescenza programmata, ovvero la pratica di progettare prodotti destinati a deteriorarsi rapidamente per incoraggiare nuovi acquisti.
Obsolescenza programmata
Molti articoli tecnologici e di consumo vengono ideati con:
- materiali fragili
- parti non sostituibili
- aggiornamenti software che li rendono rapidamente superati
Questo ciclo continuo di acquisto-rimpiazzo alimenta una spirale di produzione e consumo altamente dannosa per il pianeta.
Il problema dell’E-Waste
I rifiuti elettronici sono la categoria di rifiuti in più rapida crescita al mondo. Contengono:
- metalli rari estratti tramite processi ad alto impatto
- sostanze tossiche che contaminano acqua e suolo
- componenti difficili da riciclare
Il Black Friday accelera questa crisi: più elettronica venduta oggi significa più rifiuti elettronici domani.
Dal Black al Green Friday: un modello di consumo più responsabile
Negli ultimi anni sono nate iniziative alternative che propongono una visione diversa del consumo. Sempre più aziende stanno introducendo il Green Friday, il Buy Nothing Day o campagne che destinano una parte dei ricavi a progetti di riforestazione e programmi di sostenibilità.
Altre realtà promuovono la riparazione, il riutilizzo o sistemi di vendita basati sull’economia circolare.
Cosa possono fare i consumatori
Acquistare con responsabilità
Valutare ciò che è davvero necessario, dando priorità a prodotti resistenti e di qualità, anziché al prezzo più basso.
Favorire l’economia circolare
Scegliere articoli ricondizionati, usati o riparati, riducendo la domanda di nuova produzione.
Limitare i resi
Prendere decisioni ponderate riduce il traffico della logistica inversa e il volume degli imballaggi sprecati.
Attenzione a ciò che conta davvero
Il Black Friday è più di una giornata di shopping: è il simbolo di un modello economico che misura il successo esclusivamente attraverso la crescita delle vendite, ignorando i costi ecologici. Per ridurre l’impatto devastante di questa ricorrenza, è necessario un cambio di paradigma.
La sfida non è rinunciare allo shopping, ma trasformarlo in un atto consapevole. Il vero affare non è ciò che paghiamo meno: è ciò che non distruggiamo. In un mondo sempre più fragile, la scelta migliore è quella che tutela il pianeta.
